E’ da tempo che ci domandiamo se l’esplorazione che stiamo portando avanti nella parte alta della Buca dei Francesi ci porterà a scoprire un nuovo ingresso alla grotta.
Con le risalite siamo ormai vicini alla superficie, non ci dovrebbero mancare molti metri, ma dove sbucheremo? e quanto ci manca esattamente? Queste sono le due domande che ci poniamo tutte le volte che terminiamo un uscita esplorativa in risalita… Per poter rispondere a queste domande ci servirebbe un rilievo preciso della grotta ma purtroppo gli ultimi 100m in salita sono sempre da rilevare e sappiamo quasi per certo che una parte del rilievo che già abbiamo non torna. Da qualche tempo si parla di rifare il rilievo dall’inizio ma ogni volta che possiamo andare in grotta preferiamo esplorare.
Purtroppo in queste settimane le condizioni meteo non sono delle migliori in Apuane, la neve ed il freddo si fanno fortunatamente sentire! Così per le giornate di sabato 16 e domenica 17 decidiamo di partecipare all’uscita del Progetto O.R.CO. però pochi giorni prima di sabato l’uscita viene annullata per insufficienza di adesioni e condizioni meteo non favorevoli.
La voglia di grotta però è tanta così consultando vari siti di previsioni scopriamo che la giornata peggiore dovrebbe essere domenica mentre per sabato il tempo dovrebbe in qualche modo reggere. Scatta in noi la voglia di fare qualcosa, ma cosa? Per fare un uscita esplorativa siamo pochi e comunque il tempo non è dalla nostra parte, che possiamo fare? Ecco allora che riaffiora nei meandri della nostra mente quell’idea di rifare il rilievo! La tecnologia è dalla nostra parte, infatti l’anno scorso abbiamo comprato la modifica per il DistoX (uno strumento che permette, premendo un pulsante, di raccogliere tutti i dati necessari in un colpo solo e quindi accorciare i tempi di rilievo), per nostra sfortuna però nessuno di noi ha mai usato questo magico strumento per fare un rilievo ed in più va calibrato (che brutta parola)… Munito di santa pazienza venerdì mi metto a provare a fare qualche rilievo e non avendo grotte a portata di mano decido di fare il rilievo di casa mia. Con incredibile stupore osservando il rilievo vedo che è fatto bene e tutto torna, non resta che calibrare il DistoX. Chiamo Davide e ci troviamo alle 6:30 in piazza Mazzini per poi spostarci nel boschetto che costeggia il Viale Italia e li grazie a riti arcaici e danze primitive riusciamo a calibrare il tanto amato strumento!
Sabato mattina alle 6:20 Davide mi passa a prendere ed andiamo al Bon Ton a caricare in macchina Massimo, poi partiamo alla volta di Vagli. Arrivati a Vagli ci incontriamo con Maurizio che per fortuna è munito di macchina 4×4. Spostiamo il materiale dall’audi di Davide al Santa Fe di Maurizio e da li partiamo verso l’Arnetola e la Buca dei Francesi!
Come entriamo nella valle ci appare d’avanti agli occhi un bellissimo paesaggio dove il bianco belle montagne innevate si fonde con le nuvole del cielo per diventare una cosa sola. Mentre 4×4 si muove agilmente sulla strada innevata noi ridiamo e scherziamo ammirando il panorama. Arrivati fin dove potevamo con la macchina ci fermiamo e ci cambiamo, l’ultima parte di avvicinamento siamo costretti ad affrontarla a piedi.
Pioviggina e camminando spesso e volentieri affondiamo nella neve fresca fino al ginocchio. Dopo circa 45 minuti di avvicinamento finalmente vediamo dalla strada l’ingresso della grotta. Il sentiero, che dalla strada scende di circa 8m per arrivare all’ingresso, come immaginavamo è coperto da uno strato di neve e ghiaccio. Per non correre inutili rischi decidiamo di calarci con una corda dalla strada fino all’ingresso. Scendiamo gli ultimi metri sulla corda e finalmente entriamo in grotta.
I primi metri di grotta si presentano ghiacciati e scivolosi, ma noi non abbiamo furia, dobbiamo fare il rilievo! Ci muoviamo lentamente a causa della nostra poca esperienza con il rilievo e della nostra probabile troppa perizia nel prendere le misure. Come ci avviciniamo alla fine della parte fossile della grotta iniziamo a sentire un forte rumore di acqua. Una volta finita la parte fossile vediamo un piccolo torrentello d’acqua che si infila in una strettoia che noi in passato soprannominammo il “passaggio del bidet”. L’acqua c’è ma non è tanta, decidiamo quindi di proseguire e continuare a rilevare. Dopo circa 3 ore e 30 minuti arriviamo all’attacco del pozzo da 20m e Davide inizia a scendere. Inutile dire che dal pozzo piove abbondantemente e durante questa fase di rilievo ci bagnamo abbastanza. Io e Davide aspettiamo Maurizio e Massimo alla base del pozzo e durante l’attesa valutiamo che è inutile proseguire, infatti già quando siamo entrati in grotta piovigginava, per scendere quel pozzo ci eravamo bagnati e sicuramente il successivo pozzo da 30m sarebbe stato molto più bagnato, se non una vera e propria cascatella! Una volta che Maurizio e Massimo ci hanno raggiunti gli spieghiamo la situazione ed iniziamo a tornare indietro. Io e Davide siamo i primi e nel voler andare a cercare un posto meno bagnato stacchiamo Massimo e Maurizio di qualche minuto e decidiamo di fermarci ad aspettarli in una saletta asciutta. Come il gruppo si ricompatta, nella saletta inizia a farsi sentire un intenso stillicidio. Velocemente ci dirigiamo verso l’uscita ma non abbiamo ancora fatto i conti con il passaggio del bidet che nel frattempo è diventato un fiumiciattolo a tutti gli effetti. Non so come sono riusciti a superare questo passaggio i miei compagni ma io riesco a superarlo senza bagnarmi tanto, se non fosse che come tiro fuori la testa dalla strettoia mi sento cadere sulla schiena una quantità enorme di acqua fredda, cerco di muovermi rapidamente per levarmi da quella situazione ma il sacco che trasporto attaccato all’imbrago, mi si è incastrato nella strettoia e per liberarlo resto circa 15 secondi sotto la cascata. Per fortuna ormai la parte bagnata è finita, anche se più bagnati di così non potevamo essere. Avanziamo verso l’uscita e finalmente, mezzi di strizzo, riusciamo a vedere la luce del sole (anche se del sole non c’era traccia).
Una volta fuori ci rendiamo conto che sta diluviando, velocemente risaliamo sulla corda con la quale eravamo scesi. Togliamo la corda e ci incamminiamo verso la macchina. Mettiamo i pedi nelle impronte che avevamo fatto all’andata ma adesso affondiamo fin sopra il ginocchio e spesso sotto il manto nevoso troviamo dei piccoli laghetti e l’acqua freddissima entra nelle scarpe. Non so quanto tempo sia passato da quando abbiamo iniziato a camminare però abbiamo i piedi particolarmente freddi. Come arriviamo a pochi metri dalla macchina, la strada, che prima era ricoperta dalla neve, si è trasformata in un simpatico laghetto con circa mezzo metro d’acqua “ghiaccia stecchita”. Superato l’ultimo ostacolo lanciamo i sacchi in macchina e senza neanche toglierci l’imbrago ed il caschetto ci fiondiamo in auto e partiamo.
Dopo esserci persi nella metropoli di Vagli di Sopra giungiamo finalmente al bar di Vagli di Sotto, lo stesso, dove stamani avevamo fatto colazione. Tutti bardati, con casco, imbrago, discensore, maniglia, croll e vari cordini i kevlar, entriamo dentro il bar e con spudorata sfacciataggine chiediamo se ci possiamo cambiare li. Il proprietario, un uomo simpatico e disponibile ci guarda con stupore assieme a tutta la clientela del bar, poi fortunatamente acconsente e noi andiamo a cambiarci allegramente nella veranda del bar. Una volta cambiati ed asciutti mettiamo qualcosa sotto ai denti e beviamo una bevanda calda (io personalmente d’ora in avanti consiglierò a tutti il latte-mandarino). Salutiamo il barista ed i clienti del bar e finalmente, dopo questa giornata all’insegna del freddo e del rilievo, ci dirigiamo verso casa!
Nicola S.
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