Inseguendo l'eco della Luigia Bella

di Gruppo Speleologico Arhceologico Livornese

Tornata la primavera ci decidiamo a riprendere in mano le esplorazioni alla nostra Buca dei Francesi (o Luigia Bella).

Buca dei Francesi, P 24, foto di Gianni dellavalle GSAL
Buca dei Francesi, P 24, foto di Gianni Dellavalle GSAL

Del nostro gruppo riusciamo ad essere solo in tre, vengono a farci compagnia e a darci una preziosa mano degli amici da La Spezia e Firenze, Stefano e Lucia. Abbiamo anche da provare il nuovo trapano comprato appositamente per fare disostruzione, speriamo che ci porti bene. Guadagniamo l’ingresso e con calma ci si prepara per entrare, fra una chiacchiera e un tubolare si fanno quasi le 12,00. Oggi la grotta non è particolarmente attiva, l’aria è debole e le pareti dei meandri quasi asciutte…bene vorrà dire che staremo meglio nel meandro finale, di solito ci spettina dal vento che tira (questo punto della grotta lo abbiamo chiamato “per fortuna che c’è chilly”). Appena arriviamo sull’ultima strettoia lasciata lì a respirare per tutto l’inverno sola soletta non perdiamo più tempo in discorsi e iniziamo subito a forare. Per adesso la disostruzione è pesante come nell’ultima uscita, passamo all’indietro per almeno 10 m, tutti in fila indiana (orizzontale) dentro un bigoletto largo circa 80 x 80 cm. Il trapano funziona bene ma le batterie fanno un pò meno fori rispetto a quello che ci aspettavamo, comunque nonostante questo, il lavoro procede bene, tanto bene che dopo poche ore finalmente il passamano può interrompersi, i sassi si possono buttare al di la della strettoia! I sassi passano ma noi ancora no! Non ci resta che continuare a disostruire. Però oggi è una buona giornata, perchè dopo poco tempo anche noi riusciamo a passare oltre…e scendere un minuscolo saltino che ci porta in un ambiente piccolo ma multiforme: in alto continua la frattura che abbiamo allargato fino ad ora, in basso ci sono due buchi paralleli che chiudono dopo circa un metro e davanti un terzo piccolo sfondamento che immette in un meandrino che porta alla testa di quello che si presume essere un pozzo, ampio; infatti l’eco che avevamo lasciato l’anno scorso al di là della strettoia ce lo ritroviamo ancora oggi qui proprio davanti a noi, forte e chiaro. La brutta notizia è che le batterie hanno finito tutta la loro energia e ci lasciano a piedi proprio all’ultimo fatidico foro.

Dobbiamo inevitabilmente rimandare l’appuntamento. Torneremo presto, molto presto…arrivederci eco. Lasciamo di guardia al passaggio un piccolo pipistrello che ci ha fatto compagnia per tutta l’uscita (aveva un cerchio alla testa quando lo abbiamo lasciato, immaginatevi come mai).

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Buca dei Francesi, meandro Chillit bang prima della cura, foto di Gianni Dellavalle GSAL

Alla prossima.